Questo è ciò che indica la normativa di riferimento, ma... ad oggi può esser ancora attuale una simile imposizione, con tutte le problematiche che incontrano ogni giorno gli operatori e mezzi di soccorso, soprattutto con la pandemia in atto COVID 19?
Immaginate… la corsa del veicolo di emergenza che lotta contro i minuti, secondi… trascorsi… che si districa nel traffico, con la sirena che rimbomba tra i viali della città o sulla strada statale fuori dal paesino per arrivare prima possibile sul target.
C.O. Alfa 345, quanto vi manca?
345 a centrale, riscontriamo problemi di traffico…
C.O. Ok Alfa 345 avvisiamo l’utente del ritardo!
Quell’ambulanza o mezzo di soccorso avanzato giungerà a soccorrere la persona in difficoltà con una tempistica diversa a seconda della regione in cui si svolge il suo itinerario stradale. Non è una gara, ma in Italia dal momento dalla chiamata del cittadino al 112/118, l’arrivo sul posto presso il domicilio del paziente avvengono in maniera diversa.
Chi lo stabilisce?
Nella griglia utilizzata dal ministero alla Salute per valutare l’applicazione dei Lea, i livelli essenziali di assistenza, si crea una classifica delle regioni. In testa nel 2017 c’è la Liguria, con 14 minuti di media da quando risponde l’addetto della centrale operativa a quando i sanitari sono sul posto, seguita dalla Lombardia e dalla Toscana, 15 minuti, e poi dall’Emilia-Romagna e dal Lazio, 16. Il limite posto dal ministero per ottenere la “sufficienza” sono 18 minuti. Tempistiche superiori le hanno in tanti, non solo la Basilicata, con il suo record negativo di 27 minuti, ma anche la Val d’Aosta (24), l’Abruzzo, l’Umbria, il Molise (21), sicuramente anche legato all’aspetto oro-geografico.

Curiosità riguardo il personale a bordo…
Secondo la griglia del Ministero della Salute sulla valutazione dei LEA (dati 2017) ancora più variabili sono i numeri dei mezzi con personale sanitario a bordo. La Lombardia ne ha poco più di 50 (e altrettanti con il solo infermiere), la ben più piccola Toscana si avvicina a 100. Questi dati condizionano le percentuali dei soccorsi svolti solo da personale sanitario, medici o infermieri, rispetto a quelli fatti da volontari. Se in Lombardia solo il 10% degli interventi è ad opera di professionisti, la percentuale sale oltre il 50% in Emilia ed è del 100% nel Lazio.
Ritorniamo agli 8 minuti… soluzioni?
Secondo una COMMISSIONE CONSULTIVA per redigere un PIANO PER IL MIGLIORAMENTO
DEL SISTEMA DI EMERGENZA/URGENZA per conto del Ministero della Salute… ci sono alcune “problematiche”, vediamo…
- Permangono ancora, nonostante i chiarimenti forniti dalle Linee guida emanate a cura del Ministero della Sanità problematiche relative al rispetto dei tempi di soccorso, 8 e 20 minuti –area urbana ed area extraurbana, il cui rispetto reale richiederebbe una assegnazione di risorse impensabile in una gestione mirante al rispetto del rapporto costo/beneficio.
- Tale dicitura in realtà dovrebbe essere modificata, tenendo conto delle risorse assegnate ovvero “nel più breve tempo possibile“ e tenendo conto della sperequazione legata alla tipologia di intervento per il quale un intervento di soccorso in una situazione di reale emergenza, effettuato in 20 minuti, darebbe poche possibilità di sopravvivenza all’infortunato.
- Altro elemento da sottoporre a chiarimento legislativo, per l’assegnazione organizzativa delle risorse, è quello rappresentato dalla definizione di “area urbana” che potrebbe, in realtà, essere individuata come l’area in cui sono presenti i servizi comunali di supporto (rete stradale, rete idrica, rete elettrica, rete di trasporto, ecc…).
Sicuramente questi temi fanno riflettere ma al momento la realtà è ben diversa… siamo al passo con i tempi?
Postazioni Territoriali
Le caratteristiche orografiche e demografiche del territorio richiedono risposte differenziate nella distribuzione e nella tipologia dei mezzi di soccorso.
In base all’analisi del fabbisogno della popolazione del territorio di riferimento si può prevedere un’articolazione delle postazioni per complessità dei mezzi presenti in: macro postazione e postazione satellite;

Mezzi di soccorso
La standardizzazione della dotazione dei mezzi di soccorso divisa per livello funzionale di base e avanzato permette di garantire l’erogazione di un livello uniforme di assistenza.
Una ambulanza in ritardo sul posto dell’emergenza talvolta può essere fatale. Una sentenza della Corte di Cassazione del 2016 ha evidenziato in particolare la necessità che l’addetto al servizio 118 valuti con attenzione e diligenza le richieste di intervento d’emergenza ricevute, attribuendo ad esse, a seconda dei casi, la giusta importanza ed evitando che una sottovalutazione del caso o anche un semplice ritardo degli addetti al servizio di emergenza possano essere determinanti.
Le norme nazionali per la distribuzione dei mezzi di soccorso
Deve essere la Regione a definire la distribuzione dei mezzi di soccorso, nel rispetto degli standard di legge e di quelli previsti in sede di Conferenza Stato-Regioni secondo criteri di densità abitativa, distanze e caratteristiche territoriali. E’ indispensabile provvedere a livello regionale con la definizione e l’utilizzo di un criterio omogeneo e razionale per assicurare la copertura di tutto il territorio con i mezzi con personale sanitario a bordo.
L’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (AGENAS) ha perfezionato il criterio nazionale previsto in sede di Conferenza Stato-Regioni (DPR 27 marzo 1992) che prevedeva una ambulanza avanzata ogni 60.000 abitanti e comunque per la copertura di un territorio non superiore a 350 Kmq. Il perfezionamento del criterio per la distribuzione dei mezzi di soccorso a livello regionale dell’Agenas tiene conto maggiormente delle aree montane e pedemontane ed è sintetizzato dalla formula che si ripropone qui di seguito (Agenas, 2011):

L’applicazione della formula individua, con un’approssimazione molto vicina alla realtà, il fabbisogno regionale del numero di mezzi di soccorso avanzato (MSA) con personale sanitario a bordo.
Il criterio che si sceglie a livello regionale per la distribuzione dei mezzi di soccorso territoriale deve poi essere comunicato e condiviso con le istituzioni che governano il territorio, al fine di evitare spinte campanilistiche che squilibrino il sistema.
Tale orientamento è stato recepito nel 2015 con il Decreto del Ministero Salute 2 aprile 2015 , n. 70.
Relativo al “Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera”. Al paragrafo 9.1.3 relativo alle postazioni territoriali si legge testualmente che “la definizione del fabbisogno di mezzi di soccorso avanzato sul territorio regionale viene individuata utilizzando un criterio che si basa sulla attribuzione di un mezzo di soccorso avanzato ogni 60.000 abitanti con la copertura di un territorio non superiore a 350 Kmq., applicando un necessario correttivo specifico per la copertura ottimale nelle zone di particolare difficoltà di accesso, per garantire l’adeguata funzionalità dei percorsi clinico assistenziali.
Nel calcolo delle postazioni territoriali occorre tener conto della peculiare risposta organizzativa del 118 scelta, ad es. con l’affidare o meno al 118 la totalità dei trasporti non solo secondari urgenti ma anche dei trasporti ordinari, in alcune Regioni attualmente a carico dei presidi ospedalieri ed in altre a carico del servizio 118.
Nel caso in cui i trasporti secondari programmati vengano affidati al 118, la gestione degli stessi deve essere assolutamente separata dalla gestione dei servizi di soccorso sanitario urgente.
Pertanto, nel calcolo del totale di mezzi di soccorso riorganizzati vanno considerati i trasporti primari e secondari urgenti, in particolare per l’implementazione delle reti delle patologie complesse tempo dipendenti, nonché i trasporti ordinari.”
Diverse regioni, in particolare quelle in piano di rientro, hanno già adeguato la loro organizzazione dell’emergenza sanitaria a questi nuovi parametri. Altre regioni seguiranno nei prossimi mesi.
La situazione in Italia
La maggioranza delle regioni ha definito con atti formali la diffusione delle postazioni territoriali di emergenza (Cfr. Tab. 1).

Poche sono le regioni che hanno stabilito i tempi d’intervento per i soccorsi a giustificazione della rete dei mezzi prevista ma le poche che lo hanno fatto si sono comunque attestate sugli 8 minuti per le aree urbane e sui 20 minuti per quelle extraurbane (Emilia Romagna, Marche).
Ancora meno sono state le regioni che hanno esplicitato i criteri di distribuzione delle postazioni territoriali di emergenza. Fra queste un lavoro interessante ma datato (presentato prima del Decreto del Ministero Salute 2 aprile 2015 , n. 70) è stato presentato dalla regione Emilia Romagna2.
Più recentemente, alcune regioni in piano di rientro, hanno provveduto a riordinare il settore delle postazioni territoriali dichiarando di utilizzare il sistema proposto dall’Agenas (Abruzzo nel 2013, Puglia nel 2014 e Calabria nel 2015) .
I dati disponibili relativi a 13 regioni fra le più popolose d’Italia ci forniscono comunque un quadro nazionale della distribuzione delle diverse postazioni territoriali dell’emergenza sanitaria. La media nazionale è di una postazione ogni 35.000 abitanti (Cfr. Tab. 2) che appare, oggettivamente, molto lontana dallo standard del Decreto del Ministero Salute 2 aprile 2015, n. 70 anche applicando i correttivi proposti.
Le postazioni sono molto più diffuse di quanto previsto dalla normativa nazionale. Le regioni che sembrano rispettare i parametri nazionali sono solo 4 e tutte hanno in comune l’aver vissuto l’esperienza dei piani di rientro.

Due regioni (Basilicata e Marche) hanno postazioni che addirittura coprono una popolazione media inferiore ai 15.000 abitanti (Cfr. Tab. 2).
Per valutare in modo corretto la comparazione della tab.2 occorre però precisare che essa non distingue le diverse dotazioni delle postazioni territoriali dell’emergenza sanitaria.
Come si può vedere dalla Tab. 1, le diverse regioni hanno previsto la copertura del territorio in modo diversificato con i diversi mezzi a disposizione: ambulanza di soccorso avanzato (MSA), mezzo di soccorso infermieristico (MSI), mezzo di soccorso di base (MSB). Inoltre, non tutte le postazioni garantiscono una copertura oraria 24/24.
Purtroppo però non ci sono dati comparabili ed aggiornati relativi alla distribuzione delle postazioni territoriali di soccorso in Italia. Possiamo però realizzare una comparazione più corretta ma purtroppo piuttosto datata utilizzando una ricerca del Ministero della Salute (Ministero della Salute, 2007) che censisce gli equipaggi di soccorso presenti effettivamente nel territorio nel 2005.
Per individuare le possibili postazioni territoriali e realizzare una comparazione fra dati omogenei abbiamo estrapolato i soli dati sugli equipaggi/mezzi che garantiscono le 24/24 ore e che sono composti da almeno due persone una delle quali è un infermiere o un medico. I dati estrapolati sono indicati nella Tab. 3.

Conclusioni
In Italia abbiamo una gestione del servizio di emergenza urgenza 118 differenziato da regione a regione, da provincia a provincia, da comune a comune, noi non crediamo sia possibile a breve una soluzione che indichi delle soluzioni “nazionali unificate” con criteri standard uguali per tutti, nel limite del possibile, “la speranza è ultima a morire” e ce lo auspichiamo al più presto, voi nel frattempo… cosa ne pensate, quali potrebbero essere le soluzioni? scrivetecelo nei commenti!!
Nel prossimo articolo ricostruiremo quali possono essere nella realtà i ritardi su strada di un’ambulanza… come ad es. la vestizione DPI COVID 19, le strade introvabili, numeri civici invisibili, barriere e divieti stradali, ZTL, isole pedonali, corsie riservate, aree di mercato, strade labirinto, dossi rallentatori e pedonali, traffico veicolare sostenuto, difficoltà nel parcheggiare, difficoltà nel trovare l’utente nei labirinti delle scale, interni, piani… chi più ne ha ne metta!! nei commenti accettiamo altri suggerimenti sul tipo di ritardo…
seguici su: CoES Lazio Facebook – CoES Lazio Twitter – CoES Lazio Youtube
Bibliografia:
3 pensieri riguardo “Ambulanza in 8 minuti sul posto?”