Sindrome del turnista…

L’alterazione dei ritmi circadiani causata dal lavorare a turni provoca l’insorgenza della sindrome del turnista, un disturbo sotto diagnosticato, le stime riferiscono che un lavoratore su cinque ne è colpito. La sindrome causa sonnolenza, stanchezza, ridotte capacità esecutive, aumento degli incidenti al lavoro, insonnia e anche problemi fisici come disturbi gastro intestinali, aumento della pressione sanguigna e patologie cardiache. 

IL RITMO CIRCADIANO: IL NOSTRO OROLOGIO BIOLOGICO

Il nostro organismo è caratterizzato da ritmi di funzionamento quotidiani: si tratta del cosiddetto ritmo circadiano, che consiste nelle variazioni cicliche che ogni giorno coinvolgono le nostre attività biologiche. Ma cos’è esattamente il ciclo circadiano? Il ciclo circadiano è una sorta di orologio biologico dal periodo di 24 ore - il nome, infatti, deriva dal latino circa diem che significa “intorno al giorno” - che si caratterizza per essere un complesso sistema interno responsabile di cicli riguardanti la pressione arteriosa, la temperatura del corpo, il tono muscolare, la frequenza cardiaca, il ritmo sonno-veglia, ecc.

Per anni il sonno è stato ritenuto semplicemente una sospensione dell’attività, uno stato
passivo dell’inconscio e per anni ci siamo sbagliati. Il fallimento nella comprensione di
questo fenomeno ha portato allo sviluppo della società di oggi, società che non si ferma
mai per 24 ore al giorno e 7 giorni alla settimana. Poche persone tollerano il fatto che
dormire sia una necessità e ancora meno persone credono che il sonno possa diventare
patologico e necessitare di una cura.

“La vita sociale si azzera, si è spesso stressati e, quando
per qualche turno si lavora di notte i giorni successivi si è molto stanchi”

  • Quali sono gli elementi esterni che possono influenzare il sonno?
  • Quali sono le ripercussioni della sindrome del turnista sulla salute a breve e a lungo termine?

La sindrome del turnista nell’American Academy of Sleep è definita come:
Una disorganizzazione cronica tra il ritmo sonno-veglia della persona e quello imposto dalla
programmazione dei turni. Il disturbo è caratterizzato da eccessivo sonno durante le ore di
veglia e/o insonnia nei periodi di riposo. Il sonno del lavoratore è leggero e frastagliato, ciò
impedisce un adeguato recupero e limita al lavoratore una vita sociale attiva ed energia per
le attività ricreative. La sindrome riduce anche la performance lavorativa, aumentando il
rischio di incidenti sul lavoro (Drake et al., 2004).

Ci sono molti studi a riguardo ma in linea di massima i risultati sono che… il sonno va recuperato quotidianamente e dormire maggiormente durante il week-end non compensa un’intera settimana di riposo insufficiente.

Numerosi studi sulla deprivazione del sonno hanno dimostrato che molti ormoni e peptidi sono influenzati dai ritmi circadiani, dal sonno o una combinazione di entrambi.

La sindrome del turnista o maggiormente conosciuta come shift work sleep disorder (SWSD), è un disturbo sotto stimato e sotto diagnosticato. La vera prevalenza non può essere definita, ma evidenze suggeriscono che il 32% dei lavoratori notturni e il 26% dei lavoratori a turni hanno i criteri minimi per riscontrare questo disturbo (Drake et al., 2004).

  • La sonnolenza non deve essere confusa con la stanchezza, che è un’altra conseguenza del lavorare a turni molto riscontrata. Esse possono presentarsi in simultanea ma non sono dipendenti l’una dall’altra (Drake, 2010).

Qui di seguito sono esposti i principali sintomi di entrambe per definire le manifestazioni tipiche:


Sonnolenza: stato fisico e psichico determinato dalla necessità e dal conseguente desiderio
di dormire (Treccani).
Stanchezza: Stato, condizione di chi, in conseguenza di uno sforzo fisico o mentale, o di
un forte stato di tensione o emozione, sente diminuita la propria forza e la propria capacità
di continuare nell’attività normale, o in quella in cui era impegnato (Treccani).

Grandi rischi per la sicurezza


I rischi immediati per la salute legati alla deprivazione di sonno sono la guida sonnolente e gli errori sul lavoro. Spesso la prima cosa che si perde quando sonnolenti è la capacità di eseguire attività manuali molto ben radicate nelle capacità esecutive, come per esempio la guida di un veicolo. Il cervello assonato non è in grado di giudicare le abilità effettive e il risultato è che spesso con leggerezza le persone si mettono alla guida (Lockley & Foster, 2012).

Stanchezza e Guida sonnolente


Le principali manifestazioni della stanchezza sono: reazioni rallentate, processi decisionali rallentati, distrazione, osservazione inadeguata alla guida e noncuranza dei pericoli. Guidare con una o più di queste manifestazioni può essere molto pericoloso.
Tuttavia la società non sembra prendere seriamente la guida sonnolente. La bassa probabilità di essere scoperti incrementa questo comportamento e inoltre, quando avviene un incidente, è difficile definire con certezza che la sonnolenza è la causa.

Anche per la persona alla guida se sonnolente, non è semplice rendersi conto di non poter guidare, la sonnolenza altera la percezione delle proprie capacità. La persona presenta dei segni oggettivi come sbadigliare e aumento del tempo per chiudere e riaprire l’occhio (sbattere le palpebre), ma essi vengono spesso ignorati. Il problema principale della guida sonnolente è che gli attacchi di sonno possono avvenire rapidamente e senza preavviso, bastano pochi secondi per causare un incidente (Scott et al., 2007).

Anche il turno mattutino non è esente da rischi, se il lavoratore non riposa adeguatamente la notte, la concentrazione e l’attenzione sono compromesse causando un aumentato tempo di reazione alla guida (Scott et al., 2007). Uno studio ha messo a confronto tramite l’ausilio di simulatori di guida, un lavoratore a fine turno notte e un altro che aveva invece riposato durante la notte. I risultati hanno evidenziato che il lavoratore aveva un incremento di deviazione laterale da 18 a 43 centimetri, un tempo di chiusura degli occhi prolungato da 0.102 a 0.143 secondi e un aumento della sonnolenza soggettiva (Åkerstedt, Peters, Anund, & Kecklund, 2005).

A voi sono mai capitate queste situazioni alla guida di un’ambulanza, di un’automedica o altro veicolo sanitario assimilato?

Errori ed incidenti


I medesimi problemi di attenzione e sonnolenza se applicati al posto di lavoro possono portare ad errori e distrazioni, compromettendo la sicurezza personale e del prossimo.
Studi evidenziano che se un lavoratore non ha risposato adeguatamente nelle ultime 24 ore, sarà maggiormente a rischio di commettere errori e mettere a rischio la sicurezza personale e del prossimo (Rogers, 2008).
In America sono stati condotti degli studi sui medici in formazione, con lo scopo di analizzare come la lunghezza dei loro turni comprometta la sicurezza dei pazienti. Negli anni le ore lavorative settimanali dei medici sono state ridotte: sono passate da un turno di 24 ore ogni tre giorni, a un turno di 16 ore ogni quattro giorni. Il riposo notturno è passato da in media 6.6 ore di sonno a notte a 7.4 ore, riducendo gli errori notturni del 50%. Quando eseguivano i turni di 24 ore il rischio di effettuare diagnosi errate era più alto del 36% (Levine, Adusumilli, & Landrigan, 2010).

“Malgrado tante scoperte della psicologia, non apprezziamo abbastanza il sonno: lo giudichiamo soltanto come un’indispensabile condizione di passaggio, dalla quale dobbiamo risvegliarci. Non comprendiamo quei mari di freschezza: quelle discese nella vita vegetale: quella passeggiata rassicurante nell’oscuro che ci avvolge e ci protegge; né il riemergere, con gli occhi e la pelle distesi. Solo Shakespeare, Goethe, Proust e il gatto hanno capito cosa sia il sonno. Il gatto sa trarne una ricchezza di piaceri e di forze che noi ignoriamo; e raccomando agli insonni di osservarlo con attenzione” (Citati, 2015).

Vita privata del lavoratore


Una ricerca qualitativa svolta su operatori sanitari ha evidenziato che molte ore di sonno vengono sacrificate per la vita sociale e la famiglia. L’ essere presenti per la famiglia e altre attività esterne come ad es. la scuola dei figli sono considerate, dai partecipanti, giustificazioni valide per la perdita di ore di sonno. Mantenere e stringere nuove amicizie non è considerato altrettanto importante e molti genitori decidono volontariamente di isolarsi socialmente per concentrarsi sul nucleo famigliare (Vitale et al., 2015).

Oltre il sonno possiamo aggiungere che anche non stare insieme ai propri familiari ed amici durante le festività, dove tutti gli altri si riuniscono per festeggiare, possono creare a lungo termine problemi esistenziali al lavoratore a turni.

Conclusioni

La speranza è che la qualità della vita migliori e non… peggiori! la speranza è… che enti ed aziende ma anche sindacati e parti in causa nella contrattazione CCNL percepiscano il grido di allarme dei dipendenti lavoratori a turni ricorrendo nel prossimo futuro a delle soluzioni idonee ad alleviare tutti i problemi in essere dovuti alla “sindrome del turnista”.

E voi cosa ne pensate, ditelo nei commenti…

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Bibliografia: Link di lettura

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